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Indice
Notiziario febbraio 2010 N°2
Il potenziale ruolo della vitamina “D” nella prevenzione cardiovascolare
Metabolismo e funzioni della Vitamina “D”
Siti recettoriali della Vitamina “D”
Fonti alimentari della Vitamina “D”
Vitamina “D”, clopidogrel e statine
Condizioni cliniche associate all’ipovitaminosi D
I potenziali meccanismi antipertensivi della vitamina “D”
Il consumo appropriato giornaliero di vitamina “D”
Tutte le pagine

CONDIZIONI CLINICHE ASSOCIATE ALL’IPOVITAMINOSI D

Condizioni cliniche associate all’ipovitaminosi D sono: il rachitismo e l’osteomalacia, le cadute nei pazienti anziani, la fibromialgia, il dolore muscolo scheletrico, refrattario, cronico, aspecifico, l’ipertensione, lo scompenso, il diabete di tipo 1 e 2, la diminuzione della sensibilità all'insulina, la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide, il cancro della prostata, del colon-retto, della mammella e dell'ovaio. Il nostro interesse più particolare si basa sugli studi sperimentali su animali che hanno suggerito che la vitamina “D” può svolgere un ruolo diretto nello sviluppo dell’ipertensione e del diabete. D’alto canto più recenti studi indicano che la sua supplementazione a dosi da 700 e 800 UI/die e calcio in anziani carenti può ridurre significativamente l'incidenza di cadute, ma anche il rischio di osteoporosi e di frattura. Peraltro, come già citato, il ridotto apporto di vitamina “D” e calcio è stato associato anche a un aumentato rischio di linfomi non-Hodgkin, del cancro del colon, dell’ovaio, della mammella, della prostata e di altri tipi di cancro per un’attività come un fattore di trascrizione nucleare che regola la crescita cellulare, la differenziazione, l'apoptosi e una vasta gamma di meccanismi cellulari fondamentali per lo sviluppo di neoplasia. Questi effetti possono essere mediati attraverso i recettori della vitamina espressi nelle cellule tumorali. Pur tuttavia, la vitamina “D” non è ora raccomandata per ridurre il rischio di cancro.

La sua supplementazione si associa anche a un minor rischio di malattie autoimmuni. In uno studio finlandese di coorte su 10.821 bambini, la supplementazione di 2000 UI/die ha evidenziato una riduzione del rischio di diabete di tipo 1 del 78%, circa, mentre bambini con rachitismo presentavano rischio tre volte maggiore di diabete tipo 1. In uno studio caso-controllo di sette milioni di militari americani gli elevati livelli circolanti di vitamina “D” erano associati a un minor rischio di sclerosi multipla e associazioni simili sono state descritte per l'artrite reumatoide.

Riguardo al ruolo della vitamina nelle malattie cardiovascolari si ribadisce che la sua carenza attiva il sistema renina-angiotensina-aldosterone, potendo esporre all’ipertensione e all’ipertrofia ventricolare sinistra e, provocando anche aumento dell’ormone paratiroideo, si determina un aumento della resistenza all'insulina secondaria alla down regulation dei recettori dell'insulina, e, quindi, diabete, ipertensione, infiammazione e aumento del rischio cardiovascolare.



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