Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2012 notiziario Novembre 2012 N°10 - LA PROGNOSI DELL'OBESITA' - Normalizzare peso e altro del giovane con S.M. per la sua salute in età adulta

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notiziario Novembre 2012 N°10 - LA PROGNOSI DELL'OBESITA' - Normalizzare peso e altro del giovane con S.M. per la sua salute in età adulta

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Indice
notiziario Novembre 2012 N°10 - LA PROGNOSI DELL'OBESITA'
La prognosi dell’obesità
Aumento di peso e rischio di limitazioni nelle attività della vita quotidiana
Giro vita come migliore spia per il rischio di salute dell’obeso
Circonferenza fianchi, altezza e rischio di diabete di tipo 2
Rapporto vita/altezza come migliore strumento di screening per i fattori di rischio cardiometabolico
Misure dell’adiposità a confronto per il rischio nella post-menopausa
Valore predittivo per eventi cardiovascolari e mortalità dei diversi gradi di obesità
Indice di massa corporea materna e rischio di schizofrenia nella prole
Impatto dell'obesità infantile sulla morbilità e mortalità dell’adulto
Normalizzare peso e altro del giovane con S.M. per la sua salute in età adulta
Eccesso di peso ed esiti d’ictus: il paradosso dell’obesità nello studio TEMPiS
Obesità e polmone
Obesità nei cani correlata alla disfunzione metabolica
La 32^ Giornata Mondiale dell'Alimentazione
Tutte le pagine

Normalizzare peso e altro del giovane con S.M. per la sua salute in età adulta

La sindrome metabolica (MetS) è definita da un raggruppamento di molteplici alterazioni metaboliche, tra cui l'obesità, l’insulino-resistenza, la dislipidemia, l’ipertensione e l’iperglicemia. A seguito degli studi sin’ora eseguiti, è derivato il consenso tra gli studiosi che nell’età pediatrica, indipendentemente dall’instabilità della sindrome stessa, risulta di fondamentale importanza la possibilità di previsione del suo profilo futuro nell’adulto.
Costan G. Magnussen e dell’University of Turku, Finland e collaboratori
hanno su tale aspetto voluto valutare nei giovani e negli adulti l'effetto della risoluzione della MetS sull’IMT (intima-media thickness) dell’arteria carotide e sul DM2 (diabetes mellitus).


Tutto ciò in considerazione dell’evidenza che le malattie cardiometaboliche dell’adulto traggono spesso le radici nei giovani con MetS, senza, però, il riscontro di una certa dimostrazione della loro riduzione in caso di scomparsa della sindrome stessa. Da due studi prospettici di coorte, il Bogalusa Heart Study e il Cardiovascular Risk in Young Finns Study, sono stati, quindi, selezionati 1.757 soggetti di età dai nove ai diciotto anni, riesaminandoli dopo 14-27 anni (J Am Coll Cardiol. 2012;60(17):1631-1639).
I partecipanti, con stabilita presenza di tre componenti (bassi livelli di colesterolo HDL, trigliceridi alti, glicemia alta, pressione arteriosa alta o alto indice di massa corporea) erano classificati in base alla definizione della MetS al basale e al follow-up. Erano anche esaminati in riguardo al rischio di diabete di tipo 2 e alla presenza di IMT alto.
I casi con MetS iniziale e al follow-up presentavano un rischio superiore di 3.4 volte (intervallo di confidenza 95%: 2,4-4,9) di IMT alta e di 12,2 (intervallo di confidenza 95%: 6,3-23,9) di diabete di tipo 2 in età adulta, rispetto a chi non aveva la sindrome. Invece, quelli che l‘avevano risolta in gioventù mostravano nell'età adulta rischi simili a chi non l’aveva in occasione dei riferimenti temporali di studio (p> 0.20 per tutti i confronti). In conclusione, gli Autori sulla base dei loro risultati si sentivano autorizzati ad affermare che i giovani con sindrome metabolica, pur essendo ad aumentato rischio di alta IMT e di diabete di tipo 2 da adulti, normalizzando gli indici patologici, potevano ridurre lo stesso a livello dei coetanei normali.
Da notare che in precedenza gli stessi Koskinen J e Magnussen CG con lo stesso gruppo avevano studiato la struttura e la funzione della parete arteriosa
dopo il recupero dalla sindrome metabolica nel cardiovascular risk in Young Finns Study (Circulation. 2010 Jan 26;121(3):392-400. Epub 2010 Jan 11). In particolare avevano valutato se il recupero spontaneo dalla sindrome, definita secondo l'International Diabetes Federation, potesse ottenere un effetto positivo sulle proprietà vascolari, stabilendo le associazioni tra i fattori di stile di vita e di risoluzione. Per questo gli Autori, nel 2001 e con riesame al follow-up del 2007, avevano misurato con l'ecografia lo spessore intima-media della carotide, la sua distensibilità e la dilatazione dell’arteria brachiale flusso-mediata in 1.673 soggetti di 31,5 + / -5,0 anni d’età dello studio di coorte Young Finns Study. Al basale non si erano osservate differenze di spessore intima-media e di distensibilità carotidea o di dilatazione flusso-mediata tra il gruppo di recupero con la sola MetS di base e quelli con incidente solo al follow-up o di persistenza sia al basale e al follow-up. Dopo sei anni il gruppo di recupero aveva presentato minore spessore dell’intima-media (media + /-SEM, 0,62 mm + / -0,01 vs 0.68 + / -0,01, p = 0.0009) e più alta distensibilità carotidea (1,98 + / -0,07% / mm Hg vs 1,56 + / -0,04% / mm Hg, P = 0,001), rispetto al gruppo con persistenza della sindrome. La dilatazione flusso-mediata era stata anche migliore, rispetto al gruppo di controllo (9,91 + / -0,51% vs 8,57 + / -0,12%, p = 0.03 ). Il gruppo di recupero, inoltre, nei sei anni di follow-up aveva ridotto la progressione dello spessore intima-media, rispetto al gruppo con persistenza (0.036 + / -0.005, rispetto a 0,079 + / -0,010 mm, P = 0.001) e cambiamento della ridotta distensibilità dell'arteria carotide, rispetto al gruppo d’incidente (-0,12 + / - 0,05% / mm Hg, rispetto a -0,38 + / -0,10% / mm Hg, P = 0.03). Le differenze nei livelli di distensibilità delle arterie carotidi si erano, inoltre, attenuate (P = 0,11) dopo l'inclusione dei modelli di cambiamento di peso. Il recupero della MetS era decorso in parallelo con le riduzioni significative della circonferenza addominale, che era apparsa indipendentemente correlata con una maggiore attività fisica e con la crescente attenzione alle abitudini di salute durante il follow-up. In conclusione, secondo gli Autori, la riconversione alla normalità della MetS dei giovani adulti si era associata nel follow-up di sei anni del loro studio con effetti positivi sulle proprietà vascolari.
Dal loro canto Mandy Ho del Children's Hospital at Westmead in Australia e collaboratori, notando la mancanza di una revisione sistematica sugli effetti degli interventi stile di vita nei riguardi degli esiti cardiometabolici nei bambini e adolescenti dai diciotto anni in giù, in sovrappeso o obesi, hanno identificato nella letteratura trentotto studi disponibili da sette database che ne confrontavano l'efficacia (Pediatrics. 2012;130:e1647-e1671). Di questi trentatré avevano dati completi per la meta-analisi sulla variazione del peso, quindici segnalavano i lipidi sierici, l’insulina a digiuno o la pressione sanguigna. Tra gli studi di confronto lo stile di vita comportava una significativa perdita di peso in base alla BMI (body mass index, ADM [weighted mean difference], -1,25 kg / m 2; intervallo di confidenza al 95% [IC], da -2,18 -0,32 kg / m 2) e BMI z score (WMD, -0,10, 95% IC, -0,18 a -0,02), anche se con una significativa eterogeneità.
Rispetto alle cure tradizionali o agli interventi minimali, i provvedimenti di stile di vita producevano un miglioramento della BMI fino a un anno, sia immediato (WMD, -1,30 kg / m 2, 95% IC, -1,58 a -1,03 kg / m 2) sia dopo trattamento (WMD, -0,92 kg / m2, 95 % IC, da -1,31 a -0,54). Gli individui del gruppo d’intervento sullo stile di vita perdevano anche il 3,2% (95% IC, 1.39% - 5,01%) in più del grasso corporeo, rispetto agli altri.
Inoltre, il gruppo dello stile di vita dimostrava un miglioramento dei valori del colesterolo a bassa densità (WMD, -0,30 mmol / L, 95% IC, -0,45 a -0,15 mmol / L), dei trigliceridi (WMD, -0,15 mmol / L, 95% IC, -0,24 a -0,07 mmol / L), dell’insulina a digiuno (WMD, -55,1 pmol / L, 95% IC, -71,2 a -39,1 pmol / L) e della valutazione del modello omeostatico dell’insulino-resistenza (WMD, -2,32; 95% IC, -3,25 a -1,39). Così pure, migliorava fino a un anno rispetto al basale la pressione arteriosa, sia diastolica (WMD = -1,78 mm Hg, 95% IC, -2,88 a -0,67 mm Hg; I2 = 62%) sia sistolica (WMD = -3,40 millimetri Hg, IC 95%, - 5,19 a -1,61 mm Hg; I2 = 80%). Nessuna differenza si riscontrava nei riguardi delle HDL. Tuttavia, la pressione arteriosa diastolica mostrava il cambiamento favorevole solo negli studi della durata di sei mesi o più brevi, mentre quella sistolica solo in quelli di durata di un anno o più. Gli Autori, comunque, riconoscevano alcune limitazioni della meta-analisi, tra cui l'inserimento dei soli studi in lingua inglese, peraltro di qualità non ottimale, l'alto grado di eterogeneità clinica e statistica e l’inadeguata comunicazione dei dati. Pur tuttavia, i risultati incoraggiavano, di certo, per il miglioramento degli effetti cardiometabolici i programmi di stile di vita nel trattamento dell'obesità infantile, soprattutto nella componente alimentare e dell’esercizio fisico.



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