In data 25 gennaio 2013 la FDA ha autorizzato l’uso di Lomitapide (Juxtapid®), un inibitore della proteina mitocondriale di trasferimento dei trigliceridi (Mitochondrial Triglyceride Transfer Protein (MTP), enzima chiave per l’assemblaggio e la secrezione delle lipoproteine contenenti ApoB. L’inibizione di questo enzima rappresenta il mezzo più efficace per il trattamento della ipercolesterolemia familiare omozigote. Questa rara dislipidemia, la cui prevalenza è stimata a circa 1:250.000, è causa di morte in età giovane per malattie cardiovascolari.
In uno studio condotto su 6 pazienti con ipercolesterolemia familiare omozigote Lomitapide, a dosi comprese tra 0,03 e 1,0 mg/Kg/die ha ridotto LDL-C fino al 51% e ApoB fino al 56%. In un successivo studio di fase2, destinato a valutare gli effetti avversi del farmaco, 84 pazienti con ipercolesterolemia moderata (210-294 mg/dL) furono randomizzati a trattamento con Ezetimibe, con varie dosi di Lomipamide (5,0, 7,5, 10 mg/die) o con l’associazione dei due farmaci. Dopo 3 mesi LDL-C venne ridotto del 51% e ApoB del 56%.
In un successivo studio di fase 2 84 pazienti con ipercolesterolemia moderata (210-294 mg/dL) furono randomizzati a ricevere ezetimibe, dosi crescenti di Lomitapide (5,0; 7,5; 10,0 mg/die) o Ezetimibe associato alle stesse dosi crescenti di Lomitapide. Dopo 12 settimane LDL-C risultò ridotto rispettivamente del 20, 30 (con 10 mg di Lomitapide) e 46% nei tre gruppi, mentre ApoB si ridusse del 24ì% e HDL-C del 6%.
In uno studio di fase 3, non randomizzato, 29 pazienti con ipercolesterolemia familiare omozigote (età > 18 anni) furono trattati con Lomitapide alla dose media di 40 mg/die. La maggior parte dei pazienti ricevette anche statine ad alte dosi e 18 vennero trattati anche con aferesi. Dopo 26 settimane LDL-C fu ridotto di circa il 50%.
Gli effetti avversi più comuni rilevati nei tre studi furono rappresentati da disturbi gastroenterici, da aumento delle transaminasi e da epatosteatosi; tutti questi effetti hanno mostrato entità dose-dipendente.