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Indice
Notiziario febbraio 2010 N°2
Il potenziale ruolo della vitamina “D” nella prevenzione cardiovascolare
Metabolismo e funzioni della Vitamina “D”
Siti recettoriali della Vitamina “D”
Fonti alimentari della Vitamina “D”
Vitamina “D”, clopidogrel e statine
Condizioni cliniche associate all’ipovitaminosi D
I potenziali meccanismi antipertensivi della vitamina “D”
Il consumo appropriato giornaliero di vitamina “D”
Tutte le pagine

IL POTENZIALE RUOLO DELLA VITAMINA “D” NELLA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE

Prima all'inizio degli anni 90’ pochi consideravano la possibilità che la vitamina “D” potesse essere importante per la salute del cuore. La sua importanza, difatti, è stata per lungo tempo legata al rachitismo, descritto per la prima volta da Whistler D. nel “De morbo puerli anglorum, quem patrio ideiomate indigenae vocant "the rickets" (Journal of History of Medicine 1645; 5:397-415). John Cannell, fondatore del Vitamin D Council, ha permesso, di fatto, la divulgazione delle conoscenze nei meriti grazie all’intuito del rilievo della vitamina non solo nel contesto della salute delle ossa ma ad ampio raggio nell’organismo, indicando la marcata prevalenza del suo deficit nelle popolazioni contemporanee.Nel 1990, il professor Robert Scragg dell'Università di Auckland pubblicò la scoperta sorprendente che le vittime di un attacco di cuore avevano livelli di vitamina D inferiori rispetto ai loro omologhi in buona salute. Il suo team aveva esaminato 179 pazienti colpiti da attacco cardiaco entro dodici ore dall'insorgenza dei sintomi, confrontandoli nello stesso giorno con un gruppo di persone sane, come controllo in termini di età e distribuzione tra i sessi. In particolare nei casi di attacco cardiaco i livelli medi di vitamina erano di 32,0 nano moli per litro (nmol/L), rispetto ai 35,5 nmol/L dei controlli sani. Il rischio di un attacco di cuore fu calcolato essere del 57 per cento più basso con i livelli di vitamina D pari o superiori al livello medio misurato, rispetto ai soggetti i cui i livelli di vitamina D erano inferiori alla media. Questi risultati fornirono già il supporto per l'ipotesi che l'esposizione ai raggi solari rappresenta un’aumentata protezione contro la malattia coronarica. Ulteriori prove sono sopraggiunte nel 2002 dall’Asia Pacific Scientific Forum, promosso dall’American Heart Association. Paul Varosy dell'Università della California a San Francisco presentò, difatti, lo studio in donne di età superiore ai 65 anni, alcune delle quali con supplementazione di vitamina D, riscontrando che ridotti livelli ematici di alcune forme di vitamina D si associavano a un aumentato rischio di attacchi di cuore, senza verificare compiutamente se i supplementi della vitamina potessero influire sul rischio degli eventi.

La produzione di calcitriolo dipende da un adeguato apporto di vitamina D.Dopo la conversione costitutiva a 25 (OH)-vitamina D per opera del fegato, la maggior parte del calcitriolo (calcitriolo ormonale) circolante è compiuta dall’1alfa idrossilasi (CYP27B1) presente nei reni. Numerosi altri tessuti sono anche in possesso di 1 alfa-idrossilasi e appaiono importanti per la produzione locale di calcitriolo a concentrazioni elevate. Il recettore per il calcitriolo, il recettore della vitamina D (VDR), è espresso in quasi tutti i tessuti.Così che quest'ultima forma di produzione di calcitriolo costituisce un classico sistema autocrino paracrino. La produzione locale di calcitriolo può anche essere importante nei tessuti bersaglio come ossa, ghiandole paratiroidi, perché si è dimostrata la presenza di 1 alfa-idrossilasi nelle cellule di questi tessuti.

La produzione di vitamina D3 dal 7-deidrocolesterolo nell'epidermide

L'attivazione del VDR da parte ormonale o di produzione locale di calcitriolo, generalmente, promuove la differenziazione dei tessuti e inibisce la proliferazione. Alcune azioni di regolamentazione del VDR sono anche indipendenti dal calcitriolo.

La produzione di 1,25 (OH)2 D nel rene, strettamente controllata, è stimolata dall’ormone paratiroideo e inibita dal calcio, fosfato e FGF23. Quella extrarenale, come quella nei cheratinociti e macrofagi, sono sotto diversi controlli, stimolata, principalmente, da citochine, come il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF- α) e l'interferone gamma (IFN- γ). La riduzione dei livelli della 1,25 (OH)2 D nelle cellule si ottiene con una diminuzione della produzione o stimolazione del suo catabolismo attraverso l'induzione di CYP24A1, la 24-idrossilasi. La 25 OHD e la 1,25 (OH)2 D sono idrossilate in posizione 24 da questo enzima per formare 24,25 (OH)2 D e 1,24,25 (OH)3 D rispettivamente. Questa 24-idrossilazione è generalmente il primo passo per il catabolismo di questi metaboliti attivi, sebbene la 24,25 (OH)2 D e la 1,24,25 (OH)3 D abbiano la loro attività biologica. Il CYP24A1 è indotto dalla 1,25 (OH)2 D, che serve come un importante meccanismo di feedback per evitare la tossicità della vitamina D. Nei macrofagi il CYP24A1 è mancante o difettoso, salvo che in situazioni particolari come diverse malattie granulomatose, vedi la sarcoidosi in cui la produzione macrofagica di 1,25 (OH)2 D è aumentata, per cui possono verificarsi ipercalcemia e ipercalciuria a causa di elevate concentrazioni di 1,25 (OH)2 D.



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