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notiziario giugno 2011 n°5 - SOLE E SALUTE - I tipi di pelle sulla base della reattività al sole

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Indice
notiziario giugno 2011 n°5 - SOLE E SALUTE
Le radiazioni solari
Condizioni che incidono sulla variazione delle radiazioni UV
I tipi di pelle sulla base della reattività al sole
Radiazioni solari e prevenzione del rischio
Radiazioni solari, colpo di sole e colpo di calore
Ondate di calore e decessi soprattutto metropolitani
Le categorie dell'indice di Thom
Caldo e malattie cardiovascolari
Caldo e diabete mellito, obesità, asma bronchiale
Caldo e sclerosi multipla, LES, rosacea
Caldo e farmaci
Livelli di rischio delle condizioni meteorologiche e indirizzi utili
Tutte le pagine

I tipi di pelle sulla base della reattività al sole

L'eritema dipende dalla lunghezza d'onda delle UVR, espressa come "spettro d'azione eritema", ovverossia dal tasso di una fisiologica attività, tracciata in funzione della lunghezza d'onda, che si dimostra più efficace utilizzando la sua specifica reazione chimica. Lo spettro d'azione dell'eritema e delle scottature risiede, soprattutto per le UVB, nello stesso range.
L'abbronzatura rappresenta una risposta protettiva all'esposizione solare, pur dovendo segnalare che secondo Woo DK e collaboratori, corrisponderebbe già a un danno del DNA nella pelle (Dermatol Ther. 2010;23(1):61–71). Se immediata, essa risulta dall'ossidazione della melanina da parte delle UVA e della luce visibile, apparendo dopo pochi minuti e sfumando in genere entro uno o due ore. Se tardiva, si verifica, invece, per la formazione di nuova melanina dopo l'esposizione alle UVB, diventando evidente 2-3 giorni dopo l'esposizione, con un picco di 7-10 giorni e possibile persistenza di settimane o mesi.
Comunque, è ormai noto che la cronica esposizione non protetta alle UVR indebolisce l'elasticità della pelle con il risultato del suo scolorimento, delle guance cascanti, delle rughe, più marcate sul viso. L'invecchiamento della pelle, a causa della luce, porta ad alterazioni delle componenti cellulari e della matrice extracellulare. Si realizza un accumulo di elastina e di fibrillina destrutturate e una grave perdita interstiziale di collagene, principale forma proteica del derma. La fotosensibilità chimica è la reazione avversa cutanea ad alcune sostanze chimiche, anche farmaci, applicati topicamente o assunti per via sistemica quando ci si espone alle UVR o alle radiazioni visibili. Essa non dipende da una risposta immunologica e si può verificare già al primo impiego dell'agente. La maggior parte delle sostanze fototossiche si attiva nella gamma delle UVA tra i 320 e i 400 nm. Tra i farmaci più implicati sono inclusi i FANS, le tetracicline, le fenotiazine, lo psoralen, i sulfamidici, i tiazidici e gli esteri dell'acido para amino benzoico. La fotoallergia è l'alterata reattività acquisita della pelle, di solito innescata dall'esposizione ai raggi UVA, dipendente da una reazione antigene-anticorpo o da un'ipersensibilità cellulo-mediata. Essa è la risposta immunologica a una sostanza chimica o a un farmaco, alterati dalle UVR. Creme solari contenenti acido para amino benzoico, profumi, sulfamidici e fenotiazine sono spesso associati alle reazioni foto allergiche con conseguenze fastidiose, anche gravi e mortali. Pertanto, chi assume farmaci o fa uso di agenti topici, notoriamente sensibilizzanti, dovrebbe fare particolare attenzione e limitare l'esposizione o evitare le fonti delle UVA artificiali, indossando indumenti completamente protettivi e applicando metodi a elevata difesa solare nei casi d'impossibilità di evitare le radiazioni stesse. Peraltro, le furocumarine, presenti in alcune piante, come l'anice, il sedano, l'aneto, il finocchio, il fico, il limone, il lime, la senape, la pastinaca, il prezzemolo e i crisantemi possono provocare reazioni fototossiche o fitofotodermatiti per loro ingestione o contatto.

A tale proposito, torna utile l'indice UV, basato su un'equazione matematica, che misura il livello di radiazioni a mezzogiorno su una scala da uno a undici e più. Può essere utilizzato come uno strumento molto simile a un termometro, pratico per chi vuole proteggersi dalla sovraesposizione ai raggi UV. Più alto è l'indice, maggiore è la possibilità del danno alla pelle e agli occhi. In particolare è tassativamente consigliabile di fare particolare attenzione ai valori di 5-6 o superiori.
Infine, le radiazioni ultraviolette (UVR) sono causa di carcinogenesi della pelle nelle tre principali forme del:

  1. carcinoma basocellulare,
  2. carcinoma a cellule squamose,
  3. melanoma maligno.

Purtroppo, a tale proposito bisogna considerare che:

  • la consapevolezza pubblica del rischio non è ottimale,
  • la protezione solare, secondo una conformità generale, non è coerente,
  • i tassi di melanoma continuano a segnare una progressiva crescita.

Sta di fatto che il rischio di cancro della pelle aumenta con la sovraesposizione al sole e con l'uso volontario delle sorgenti artificiali delle UVR e secondo lo IARC  (International agency for Research on Cancer), l'eccessiva esposizione ai raggi UV è causa dal 50 al 90% dei tumori della pelle e circa 200.000 casi di melanoma e 46.000 decessi, a esso associati, sono segnalati nel mondo ogni anno. Così pure, 2,8 milioni di casi di carcinoma a cellule squamose e dieci milioni di carcinoma delle cellule basali sono correlati alle eccessive radiazioni UV. Queste ultime due forme non-melanoma, raramente fatali, colpiscono, in genere, aree di cute esposte al sole, quali la testa e il collo, e persone di più tarda età o di pelle chiara. Il cancro della pelle , invece, è più raro negli individui di colore e con maggiore pigmentazione cutanea naturale, mentre aumenta d'incidenza nei casi di soppressione immunitaria, come nel trapianto d'organo o in condizioni genetiche di base, come nella sindrome basocellulare del nevo, nello xeroderma pigmentoso, condizione in cui vi è un difetto geneticamente determinato della riparazione del DNA danneggiato dalle UVR, e nell'albinismo. Il trattamento con le UVR per la psoriasi ne aumenta anche il rischio. Comunque, è ormai accertato che il rischio del cancro della pelle aumenta in proporzione al tempo speso al sole, soprattutto se con danni come bruciature, nel fototipo con pelle chiara, in occasione di storia familiare positiva per la malattia e negli individui sopra i cinquanta anni. Queste neoplasie sono, invece, estremamente rare nei bambini e in assenza delle condizioni predisponenti. Il carcinoma basocellulare è il tumore della pelle più comune, seguito dal carcinoma a cellule squamose, mentre il melanoma è più raro. Nella popolazione adulta degli Stati Uniti, il carcinoma basocellulare e il carcinoma a cellule squamose rappresentano, difatti, la neoplasia maligna più comune con più di due milioni di casi diagnosticati ogni anno. Pur tuttavia, anche se il melanoma conta meno del 5% di tutti i tumori cutanei, esso è il più letale ed incide per circa il 75% delle morti. L'ACS (American Cancer Society) ha riportato per il 2010 più di 68.000 melanomi, di cui 39.000 negli uomini e 29.000 nelle donne, calcolando un decesso ogni ora per tale malattia per un totale di circa 9.000 morti in tutto l'anno. Senza interventi efficaci, si ritiene che a livello mondiale si dovrebbero raggiungere entro il 2030 ventisei milioni di nuove diagnosi e diciassette milioni di morti, con l'interessamento prevalente dei paesi a basso e medio reddito. Tale dato deve far riflettere ancora di più se si considera che il 30-40% dei tumori può essere prevenuto e un terzo curato mediante una diagnosi e un trattamento precoci. Peraltro, il melanoma è una delle principali cause di tumore nei giovani adulti dai venti ai trenta anni, secondo per frequenza nelle femmine e terzo nei maschi. In particolare, Hausauer AK e collaboratori della Fremont School of Medicine, University of California San Francisco hanno ribadito per le giovani donne di età dai quindici ai trentanove anni la sua preoccupante crescita negli ultimi trenta anni (Arch Dermatol [2011] Mar 21), soprattutto nei quartieri più ricchi, con frequenze sei volte maggiori, rispetto a quelli più poveri. L'alto stato socio-economico, col permettere maggiore tempo libero e vacanze al sole e, quindi, alla luce UV, per le consequenzialità dei danni al DNA e la soppressione del sistema immunitario, sembra, infatti, il fattore di rischio messo sempre più in evidenza dagli studi clinici epidemiologici. A tale proposito, Hoerster KD e collaboratori dell'University of California San Diego, California, USA, per mandato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno etichettato i dispositivi abbronzanti come cancerogeni per l'uomo (Am J Prev Med. 2009; 36(3):243-6) e Lazovich D e collaboratori dell'University of Minnesota, Minneapolis, USA (Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2010;19;1557-1568) hanno riscontrato più che raddoppiato il rischio di melanoma in chi usa dispositivi che emettono UVB e più che quadruplicato in quelli che usano gli emettenti UVA. Non di meno, in ragione del preoccupante aumento d'incidenza del cancro della pelle sono fiorite e organizzate molte manifestazioni scientifiche e socio culturali, quali il  National Skin Cancer Day  che quest'anno 2011 si è svolto il 9 maggio in Svizzera con l'opportunità per chiunque di ottenere un esame dermatologico gratuito.



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