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notiziario MAggio 2013 N.5 ALIMENTAZIONE E SALUTE: VEGETALI E CARNE A CONFRONTO - La dieta portafoglio per combattere l’iperlipidemia

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Indice
notiziario MAggio 2013 N.5 ALIMENTAZIONE E SALUTE: VEGETALI E CARNE A CONFRONTO
Vegetali e carne a confronto per la salute
La dieta portafoglio per combattere l’iperlipidemia
Frutta e verdura salutari per la disfunzione arteriosa dell’artrite reumatoide
Nitrato delle verdure e salute cardiovascolare
Gli alimenti con antiossidanti prevengono il danno tessutale
L-arginina, sviluppo del tessuto adiposo bruno e riduzione del grasso bianco
La nicotina da solanacee commestibili e rischio di malattia di Parkinson
Moderazione nella dieta e disturbi dell’alimentazione nei vegetariani
La dieta a basso indice glicemico può invertire la disfunzione diastolica del diabetico
Raccomandazioni dietetiche europee e dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
Aderenza alle raccomandazioni dietetiche europee e rischio di cancro del colon-retto
Carico glicemico e recidiva/sopravvivenza nei pazienti con tumore del colon
Alimentazione, composizione corporea e malattia arteriosa periferica
Carne, pesce e rischio di cancro esofageo
Il decalogo alimentare dell’ANDID (Associazione Nazionale Dietisti)
Tutte le pagine

La dieta portafoglio per combattere l’iperlipidemia

La dieta del portafoglio, che può durare tutta la vita, proposta da Amanda Ursell, nutrizionista e dietologa britannica, oltre che scrittrice e titolare televisiva e di diverse rubriche sul Times e su The Sun, ha come obiettivo principale la riduzione del colesterolo LDL con l’aumento delle HDL. Essa si basa principalmente su un’alimentazione ricca di fibre vegetali, pari a 20 - 25 grammi il giorno, che aiutano a perdere peso riducendo la necessità di assumere il cibo e rallentando l’assimilazione dei grassi. Invita a ricorrere, quindi, alle migliori fonti, come verdure, legumi, cereali integrali, frutta fresca e secca. Sono proposti anche alimenti come, l’olio d’oliva, il pesce, i molluschi e i crostacei di mare, le carni bianche, la soia, l’agar-agar, l’avena, il pysllium, i semi di lino, l’orzo, il tè e con moderazione il cacao e il vino rosso. Sono sconsigliati gli oli idrogenati e si raccomanda di ridurre il consumo della carne rossa e dei prodotti lattiero-caseari.
Le mandorle sono ottime anche per la vitamina E, importante per mantenere un cuore sano. Esse sembrano anche capaci di ridurre alcune proteine coinvolte nella produzione del colesterolo cattivo LDL, fornendo fibra ed essendo molto povere di grassi saturi. Rappresentano, peraltro, delle fonti vegetali di grassi omega 3 che, a loro volta, aiutano nell’abbassare il colesterolo. Per suo verso, la fibra solubile, di cui sono ricchi gli alimenti della dieta portafoglio, si mescola nello stomaco con il succo gastrico formando una sorta di gel in grado di inglobare parte del colesterolo ed espellerlo con le feci, contribuendo, così, ad abbassare la colesterolemia.  Infine, i semi, il latte e lo yogurt di soia forniscono le proteine note, ormai, per contribuire all’abbassamento del colesterolo cattivo LDL. Contemporaneamente alla dieta si raccomanda un congruo esercizio fisico giornaliero.
Con la dieta portafoglio è stata dimostrata la riduzione delle malattie cardiache e digestive relative al consumo delle fibre, mentre le numerose verdure comportano un efficiente ruolo nella lotta contro l’ipertensione. È facile da seguire e i pasti sono equilibrati.
Jenkins DJ dello St Michael's Hospital, Toronto – Canada e collaboratori, prendendo atto delle qualità della dieta portafoglio nel ridurre il colesterolo sierico in condizioni metabolicamente controllate, hanno voluto valutarne l'effetto in uno studio randomizzato tra il 25 giugno 2007 e il 19 febbraio 2009. Gli Autori hanno, così, arruolato 351 pazienti iperlipidemici in quattro centri accademici del Canada: Quebec City, Toronto, Winnipeg, Vancouver assegnandoli a tre trattamenti dietetici della durata di sei mesi (JAMA. 2011 Aug 24;306(8):831-9). I partecipanti del primo gruppo, ricevevano, come controlli, consigli di una dieta a basso contenuto di grassi saturi, quelli del secondo gruppo seguivano una dieta portafoglio per la quale la consulenza, assegnata a diverse frequenze, sottolineava l'alimentazione con steroli vegetali, proteine di soia, fibre viscose e noci in forma routinaria e il terzo gruppo in forma intensiva. La dieta portafoglio per più di sei mesi comportava due visite cliniche per la routinaria e sette per l’intensiva. La variazione percentuale delle LDL-C nel siero costituiva l’end point principale. Nell’intention-to-treat modificato dei 345 partecipanti il tasso di abbandono complessivo non era significativamente differente tra i trattamenti. Difatti, corrispondeva al 18% per la dieta portafoglio intensiva, al 23% per quella di routine e al 26% per quella del controllo. Il test esatto di Fisher era P = .33. Le riduzioni delle LDL-C da una media complessiva di 171 mg / dL (intervallo di confidenza [IC]95%, 168-174 mg / dL) erano -13,8% (IC 95%, da -17.2% a -10,3%, p <. 001) o -26 mg / dL (IC 95%, da -31 a -21 mg / dL, p <.001) per la dieta portafoglio intensiva. Per la dieta portafoglio di routine era, invece, -13,1% (IC 95%, -16,7% al -9,5%; P <.001) o -24 mg / dL (IC 95%, da -30 a -19 mg / dL, p <.001). Per la dieta di controllo era -3,0% (IC 95%, -6,1% allo 0,1% p = 0,06) o -8 mg / dL (IC 95%, da -13 a -3 mg / dL, p = .002). La percentuale di riduzione delle C-LDL per ciascun gruppo della dieta portafoglio era significativamente maggiore rispetto alla dieta di controllo (P <0,001, rispettivamente). Non vi era, invece, una significativa differenza tra i due interventi dietetici portafoglio (P = .66). Inoltre, tra i partecipanti randomizzati a uno degli interventi dietetici portafoglio la percentuale di riduzione delle LDL-C si associava con l'aderenza allo schema dietetico (r = -0.34, n = 157, p <.001).
In conclusione, l'adozione di una dieta portafoglio, rispetto ai consigli dietetici a basso contenuto di grassi saturi, determinava un maggiore abbassamento delle LDL-C durante i sei mesi del follow-up. Inoltre, il gruppo portfolio presentava una riduzione dell’11% del rischio cardiovascolare stimato a dieci anni.



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