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notiziario Novembre 2011 N°10 - VITAMINA “D” E MALATTIE CARDIOVASCOLARI - Vit. D, PTH e aterosclerosi carotidea

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Indice
notiziario Novembre 2011 N°10 - VITAMINA “D” E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Le malattie non trasmissibili nel mondo
Morti globali attribuite ai 19 principali fattori di rischio, in rapporto al livello del reddito dei paesi
Le malattie non trasmissibili in Italia
Tassi di mortalità dai 35 - 74 anni per 100.000 abitanti per malattie cardiovascolari (mcv), malattia coronarica (sca), ictus e decessi totali (dt) in alcuni paesi del mondo
Tasso delle morti per malattie cardiovascolari negli Stati Uniti
Tasso delle morti per malattie cardiovascolari in Europa
Vit. “D”, arteriosclerosi
Vit. “D” e PAD(arteriopatia ostruttiva periferica)
Vit: “D” e calcificazione (calcium score) coronarica
Vit. “D” e infarto del miocardio
Vit. “D” e scompenso cardiaco
Vit. “D” scompenso e morte cardiaca improvvisa
Vit. “D” e trapianto di cuore
Vit. D, PTH e aterosclerosi carotidea
Vit. “D” e ictus
Tutte le pagine

Vit. D, PTH e aterosclerosi carotidea

JP Reis del Johns Hopkins Medical Institutions, Baltimore, USA, partendo dalle evidenze che livelli bassi di vitamina “D” ed elevati di PTH (ormone paratiroideo) possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, in considerazione delle scarse prove a riguardo nell'aterosclerosi subclinica, hanno eseguito uno studio trasversale su 654 adulti residenti in comunità, di età compresa tra i 55 e i 96 anni (età media 75,5 anni), senza storia di malattia coronarica, rivascolarizzazione, ictus, nell’ambito del Rancho Bernardo Study (Atherosclerosis.2009 Dec;207(2):585-90. Epub 2009 Jun 6). Dopo aggiustamento per età, sesso, fumo, assunzione di alcol, rapporto vita-fianchi, esercizio fisico, stagione del prelievo di sangue, diabete, ipertensione, la media geometrica dell’IMT (intima - media wall thickness) della carotide interna era diminuita in modo dose-dipendente con le concentrazioni crescenti di 25 (OH) D (p (trend) 0.022). Ciò non si rilevava per la carotide comune (P = 0,834), né c'era alcuna associazione tra la 1,25 (OH) (2) D o il PTH con le misure della IMT carotidea. Nelle analisi dei sottogruppi, la 1,25 (OH) (2) D era, invece, inversamente associata con l’IMT carotidea interna nei casi con ipertensione (p = 0,036). Questi risultati, derivati da una coorte di anziani, suggerirebbero, a detta degli autori, un ruolo potenziale della vitamina “D” nello sviluppo dell’aterosclerosi subclinica.

Angela L. Carrelli e collaboratori della Columbia University College in New York hanno selezionato 203 adulti dal Northern Manhattan Study con ecografia della carotide e misure della 25-idrossivitamina D, 1,25-diidrossivitamina D, calcio, fosforo e ormone paratiroide nel siero (Stroke. 2011 Aug;42(8):2240-5). Dopo aggiustamento per i fattori di rischio cardiovascolare, i ricercatori hanno scoperto che il 57% dei soggetti studiati avevano placche, il cui numero correlava con i livelli di fosforo (beta, 0,39 per aumento di 1-mg/dL, P = .02) e di prodotto calcio-fosforo (beta, 0,36 per 10-U aumento; P = .03). La 25-idrossivitamina D è risultata inversamente associata sia con lo spessore dell’intima-media (beta, -0,01 per aumentare 10-ng/mL, P = .05) sia con il massimo spessore della placca carotidea (beta, -0,10 per 10-ng/mL aumento; P = .03). In un modello che teneva conto dei fattori di rischio cardiaci tradizionali e degli indici del metabolismo minerale, la 25-idrossivitamina D rappresentava il 13% della varianza, sia per lo spessore dell’intima-media sia per il massimo spessore della placca carotidea. Al contrario, il calcio, l'ormone paratiroideo e l’1,25-diidrossivitamina D non risultavano associati a queste misure carotidee. Shonni Silverberg, membro del gruppo di studio, concludeva, quindi, che questa ricerca confermava i dati precedenti, dimostrando, per di più, una robusta associazione dei livelli di vitamina “D” con i marcatori dell’aterosclerosi carotidea subclinica. In effetti, la letteratura, in precedenza a tale studio, non avrebbe garantito un adeguato controllo delle ricerche per i fattori di rischio cardiovascolare e della funzione renale e la maggior parte dei dati disponibili non avevano preso in considerazione l'interazione della vitamina con gli altri indici del metabolismo minerale.



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